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2009-11-02 15:30:11 - News
Al via il recupero dei cani guerrieri
Iniziativa del Comune di Torino con l'Enpa: sei mesi di rieducazione dei cani aggressivi, si comincia a gennaio.
Torino: E' pieno di cicatrici. Attacca tutti, indistintamente: uomini e cani. Come i detenuti più pericolosi, non ha diritto all’ora d’aria collettiva: quando si tratta di pulire il box lo spostano dalla zona chiusa a quella scoperta tramite una serranda manovrata a distanza. Nessuno sa in quale inferno sia stato temprato, tranne forse chi un anno fa lo consegnò al canile municipale: prima di dileguarsi, raccontò di averlo trovato.

Difficile stabilire se «Tango», il «Dogo Argentino» di 5-6 anni recluso nella struttura di via Germagnano, sia il cane più pericoloso di Torino. Di certo è il soggetto peggiore tra quelli ospitati nei due canili comunali, il «rifugio» e il «sanitario»: 50-60 chili di aggressività allo stato puro che lo distinguono persino dai consimili più intrattabili.

Dal prossimo anno anche lui, come gli altri 70 cani «mordaci» da anni dietro le sbarre, sarà inserito in un corso di recupero molto particolare: l’estrema chance offerta dall’Enpa, d’accordo con il Comune, per costruire un futuro ad animali che oggi nessuno si sognerebbe di adottare nè di dare in adozione.

Il progetto, seguito dall’assessore Roberto Tricarico, è già partito. Martedì Angela Stockdale, educatrice inglese esperta nella valutazione dei cani, sarà al canile sanitario per fornire una prima consulenza al personale della struttura. Nei giorni scorsi Ivan Farinazzo, un istruttore esperto, ha operato una prima ispezione tra i dieci soggetti più feroci: compreso «Tango». L’uomo, protetto da una tuta imbottita, ha stimolato l’aggressività dei cani per valutarne le reazioni. Due hanno cercato di attaccarlo alla gola: il che rivela «un’aggressività indotta», frutto di un addestramento specifico. Negli altri casi è stata riscontrata «un’aggressività da paura», retaggio di maltrattamenti mai dimenticati.

Come spiega Giuseppe Portolese, dirigente del Comune, a gennaio ci sarà la valutazione vera e propria su tutti i candidati al progetto di recupero (20 cani l’anno). Il corso durerà sei mesi, con esercizi giornalieri alternati a verifiche mensili e trimestrali. In un paio di casi non si esclude un trattamento farmacologico per modulare l’aggressività e abbattere la paura di quegli animali che mostrano una serie di fobie verso l’uomo e i loro simili. Solo al termine si saprà quanti cani, e in che misura, sono stati riplasmati caratterialmente. Nel migliore dei casi, si punta a darli in adozione a persone iper-selezionate. In caso contrario, l’auspicio è di riportarli a un livello di equilibrio tale da migliorarne la loro permanenza in canile. Da sorvegliati speciali a detenuti normali: sarebbe già un passo avanti.

Fonte: La Stampa







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